domenica, febbraio 25, 2007

BILLIE HOLIDAY: YOU DON'T KNOW WHAT LOVE IS


You don't know what love is
‘Til you’ve learned the meaning of the blues
Until you’ve loved a love you've had to lose
You don't know what love is
You don't know how lips hurt
Until you've kissed and had to pay the cost
Until you've flipped your heart and you have lost
You don't know what love is

Do you know how lost I've been
At the thought of reminiscing
And how lips that taste of tears
Lose their taste for kissing

You don't know how hearts burn
For love that cannot live yet never dies
Until you've faced each dawn with sleepless eyes
You don't know what love is

You don't know how hearts burn
For love that cannot live yet never dies
Until you've faced each dawn with sleepless eyes
You don't know what love is

venerdì, febbraio 23, 2007

SALUTI DALLA CASCINA (PARTE V)


Stanco, stufo, stremato. All’orizzonte intravedo un’altra settimana di quelle tutte sbagliate. Da quando il corpicino si è fermato, per via dell’infortunio di cui vi ho accennato, le endorfine hanno smesso di solleticarmi il testino, lasciandomi andare un po’ alla deriva. Ho cercato un goccio di sollievo con la solita iniezione endovenosa, ma non è cambiato molto. Dormo poco. Troppo poco. E quanta confusione, tutto intorno a me. I libri che vorrei leggere si impilano uno sopra l’altro, i dischi che mi piacerebbe ascoltare pure, i videogiochi che dovrei provare anche. E quello che per voi sarà il fine settimana, per il pallido Magiustra probabilmente assumerà i connotati di una traballante processione. Una lenta e claudicante processione ritmata dai liquidi e fumosi suoni di Miles Davis (Bitches Brew, più che altro), che per la cronaca negli ultimi tempi ha pure accompagnato il miglior sesso della mia vita. Passate un buon fine settimana, se vi riesce, voi che potete. E, se vi capita, fumatevi una sigaretta. Già che ci siete, tra una boccata e l'altra, regalatemi pure due pensieri carini. Dio sa se ne ho bisogno.

martedì, febbraio 20, 2007

IL SALOTTINO DEL MAGIUSTRA


Ed eccolo qui, il nuovo salottino magiustrico: una “mano di rosso” sulla parete, qualche migliaio di euro in meno in banca e, nel giro di un attimo, una stanza popolata di fantasmi non c’è più. Puff!

MENS SANA IN CORPORE SANO


“Mente sana in corpo sano”, andavano dicendo in tempi più civilizzati. Per il mondo classico l’ideale della perfezione umana era un armonico equilibrio tra le facoltà dell’intelletto e quelle del corpo. Se questo è malato, lo spirito perde vigore. E viceversa. Giovenale, nelle Satire, arrivò a esporre questo concetto con un’eleganza che, nella traduzione in italiano curata da Guido Vitali, è andata purtroppo irrimediabilmente perduta:

"... se qualcosa chiedere tu vuoi
o offrire sacre salsicce e interiora
di candido porcello, allor tu chiedi
l’aver sana la mente in corpo sano.
Chiedi un cuor saldo, che timor non abbia
della morte, che ponga anzi tra i doni
di Natura l’estrema ora di vita,
che sappia sopportare ogni travaglio,
che non conosca l’ira, che non brami
nulla."

Tutto questo per dire che, da un paio di settimane a questa parte, l’atletico Magiustra è fermo ai box. Un esercizio eseguito troppo di fretta, e un carico di pesi troppo elevato per la sua comunque già impressionante muscolatura, sono riusciti a bloccare gli sforzi ginnici del nostro eroe. Che quindi, nemmeno a dirlo, si è ritrovato tra le mani non solo un corpicino paralizzato all’altezza della spalla sinistra, ma anche un gomitolo di brutti pensieri che non è mica tanto facile sgarbugliare.
L’infortunio, comunque, non è bastato a calmare lo spirito inquieto del Nostro, che nei giorni appena trascorsi si è sfogato con pennelli, rulli e latte di vernice. Datemi un attimo di tempo e vi farò vedere di cosa è stato capace questo ispiratissimo imbianchino. Per ora vi basti sapere che, se mai la Sistina dovesse aver bisogno di una “mano di rosso”, allora i vescovi con il cappello da Mazinga non potranno far altro che tenermi in seria, serissima, considerazione.

lunedì, febbraio 05, 2007

CHARLIE CHAPLIN: TEMPI MODERNI


Per una serie di coincidenze a dir poco peculiari, ieri sera mi sono ritrovato ad avere un po’ di tempo da dedicare solo e soltanto al traballante Magiustra. La nebbia mi ha impedito di muovermi, e così ho pensato bene di starmene chiuso in casa, di sistemarmi sul divano con il fidato Conflitto e di rivedermi (per l’ennesima volta) “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin. Diamine, che bello.
La settimana scorsa ero tornato su “Luci della Ribalta”, un film triste e malinconico come un passaggio di consegne che mi aveva restituito l’immagine di un Chaplin vecchio e stanco. La sua esibizione nei panni di un domatore di pulci immaginarie mi aveva fatto sorridere, ma solo un poco. Pare giusto, però, visto che "Luci della Ribalta" è un film dall’atmosfera un po’ sospesa. La storia del cinema vuole che in quegli anni (stiamo parlando della fine dei ‘20 e dell’inizio dei ‘30) una stagione del cinema, quella del “muto”, si andasse a chiudere. Contemporaneamente, ovvio, un’altra andava ad iniziare, ovvero quella dei tempi moderni. Quegli stessi “tempi moderni” che Chaplin raccontò (alla sua maniera) giusto un lustro dopo in “Tempi Moderni”, appunto.
Un film straordinario, quindi? A dir poco: un paio di scene sembrano girate apposta per stuzzicare il pancino magiustrico, costringendolo a ridere come un bimbo dalle gote rosse. La prima di queste scene è quella del balletto sui pattini a rotelle nel centro commerciale, un balletto elegante e folle che strapperebbe un sorriso anche al più cinico e al più malinconico dei supereroi. Anche ad un supereroe come il Magiustra, insomma. La seconda scena, invece, è quella dello spettacolo teatrale: il buon Chaplin si ritrova, costretto dagli eventi, a improvvisarsi cantante e ballerino sul palco di un ristorante d’alta classe. Quello che il nostro tristissimo clown riesce a inventarsi per intrattenere il pubblico dovete vederlo con i vostri occhi, perché se ve lo raccontassi io tanto non ci credereste. E fareste pure bene, probabilmente.
Resta il fatto che “Tempi Moderni”, all’improvviso, è balzato in cima alla graduatoria dei film candidati al “Magiustra del Cinema”. Un merito mica da nulla, visto che nelle ultime settimane ha dovuto vedersela con “Quarto Potere”, “Arancia Meccanica”, “La Vera Storia di Gola Profonda”, “I Sette Samurai”, “Nosferatu” e “Funny Face”. Buon cinema, quindi, dalle parti della cascina. Buon cinema accompagnato da discreti vini e da ottimi formaggi, a dirla tutta.
Non stiamo malaccio, insomma, ora come ora. Forse anche per via della cura Ludovico: è qualche tempo che non faccio altro che ascoltare la Nona Sinfonia di Beethoven. Si dice che abbia fatto miracoli per Drughi assai illustri e, guarda un po’, sembra proprio che faccia bene pure a noi. Sembra, appunto.