CHARLIE CHAPLIN: TEMPI MODERNI
Per una serie di coincidenze a dir poco peculiari, ieri sera mi sono ritrovato ad avere un po’ di tempo da dedicare solo e soltanto al traballante Magiustra. La nebbia mi ha impedito di muovermi, e così ho pensato bene di starmene chiuso in casa, di sistemarmi sul divano con il fidato Conflitto e di rivedermi (per l’ennesima volta) “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin. Diamine, che bello.
La settimana scorsa ero tornato su “Luci della Ribalta”, un film triste e malinconico come un passaggio di consegne che mi aveva restituito l’immagine di un Chaplin vecchio e stanco. La sua esibizione nei panni di un domatore di pulci immaginarie mi aveva fatto sorridere, ma solo un poco. Pare giusto, però, visto che "Luci della Ribalta" è un film dall’atmosfera un po’ sospesa. La storia del cinema vuole che in quegli anni (stiamo parlando della fine dei ‘20 e dell’inizio dei ‘30) una stagione del cinema, quella del “muto”, si andasse a chiudere. Contemporaneamente, ovvio, un’altra andava ad iniziare, ovvero quella dei tempi moderni. Quegli stessi “tempi moderni” che Chaplin raccontò (alla sua maniera) giusto un lustro dopo in “Tempi Moderni”, appunto.
Un film straordinario, quindi? A dir poco: un paio di scene sembrano girate apposta per stuzzicare il pancino magiustrico, costringendolo a ridere come un bimbo dalle gote rosse. La prima di queste scene è quella del balletto sui pattini a rotelle nel centro commerciale, un balletto elegante e folle che strapperebbe un sorriso anche al più cinico e al più malinconico dei supereroi. Anche ad un supereroe come il Magiustra, insomma. La seconda scena, invece, è quella dello spettacolo teatrale: il buon Chaplin si ritrova, costretto dagli eventi, a improvvisarsi cantante e ballerino sul palco di un ristorante d’alta classe. Quello che il nostro tristissimo clown riesce a inventarsi per intrattenere il pubblico dovete vederlo con i vostri occhi, perché se ve lo raccontassi io tanto non ci credereste. E fareste pure bene, probabilmente.
Resta il fatto che “Tempi Moderni”, all’improvviso, è balzato in cima alla graduatoria dei film candidati al “Magiustra del Cinema”. Un merito mica da nulla, visto che nelle ultime settimane ha dovuto vedersela con “Quarto Potere”, “Arancia Meccanica”, “La Vera Storia di Gola Profonda”, “I Sette Samurai”, “Nosferatu” e “Funny Face”. Buon cinema, quindi, dalle parti della cascina. Buon cinema accompagnato da discreti vini e da ottimi formaggi, a dirla tutta.
Non stiamo malaccio, insomma, ora come ora. Forse anche per via della cura Ludovico: è qualche tempo che non faccio altro che ascoltare la Nona Sinfonia di Beethoven. Si dice che abbia fatto miracoli per Drughi assai illustri e, guarda un po’, sembra proprio che faccia bene pure a noi. Sembra, appunto.
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