V COME VITTORIA!
L’ultima apparizione del Magiustra ad una festa di compleanno la si può ragionevolmente far risalire al Mesozoico, o comunque giù da quelle parti. O, almeno, la si poteva far risalire a quei tempi (assai più civilizzati di quelli attuali) fino allo scorso sabato sera, quando il nostro eroe è riuscito ad infiltrarsi nell’abitazione di una bambina tutta strana.
La bambina in questione, tale Vittoria, si era presa la briga di organizzare una festicciuola per pochi disgraziati senza futuro, ed ecco quindi spiegato il perché della mia presenza, almeno agli occhi di chi mi conosce poco. Resta il fatto che, ad una festa di compleanno, è assai inopportuno presentarsi senza un regalo. Si racconta che quello studiato dal Magiustra, da sempre amante della tradizione più sana e più rustica, sia stato uno dei più brillanti, simpatici e profondi mai architettati da mente umana. In realtà il regalo, ovvero il primo volume della serie di Calvin & Hobbes (“La Vita che Stress”, per la cronaca), non è che fosse poi tanto sorprendente. Anzi, a dire il vero lo si potrebbe definire pure un po’ scontato, ovvio e banale.
Ma in realtà il volumetto di Calvin & Hobbes era solo un involucro per il regalo vero e proprio, ossia il biglietto d’auguri che potete ammirare in tutto il suo malinconico splendore appiccicato proprio qui sopra.
Partorito dalla fervida e galoppante fantasia magiustrica, realizzato dalla nobile e ferma mano del buon Cecco e impreziosito, abbellito e agghindato da una portentosa sinergia di queste due brillanti personalità, il biglietto d’auguri per il compleanno di Vittoria si candida senza dubbio come uno dei più ispirati che la bimba in questione potrà mai sperare di ricevere. O quasi. O forse. O vai a sapere.
Resta il fatto che analizzandolo da vicino è possibile riconoscere la triste caricatura del povero Magiustra, seduto accanto ad un bel po’ dei suoi migliori amici: l’impavido Link della saga di Zelda, il buon vecchio Super Mario, l’esuberante Hanamichi Sakuragi di Slam Dunk. E ancora il temibilissimo Kirby, il materno (e paterno) Totoro, il febbricitante Psyduck... ci sono proprio tutti. Anche il pirata timido e silenzioso che vive ad Atari, per la gioia di chi mi vuole più bene!
E poi, in lontananza, ecco la silhouette di una bambina dai lineamenti appena abbozzati (del resto io Vittoria la conosco appena appena), i cui dettagli verranno forse tratteggiati in un futuro più o meno prossimo. Ma qualche cosa di questa bimba dipinta a matita, dalla sua postura e dal suo passo, è pure possibile capirlo. Anche solo guardando questa diapositiva immaginaria si può riconoscere una bimba curiosa (in entrambe le accezioni del termine) e una bimba un po’ triste (il fiore appassito che stringe nel pugno non è certo un particolare messo senza una ragione ben precisa). E pure una bimba molto carina, a dirla tutta, ma per far risaltare questo dettaglio non è che servissero il cinico occhio magiustrico o l’abilità grafica del mio illustratore personale. Certe cose le capiscono tutti. Certe altre, invece, solo io.
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