LA SERA, IN CASCINA
E così la cascina è ritornata un posto incantato. Ne è passato di tempo da quando, alla sera, mi sistemavo sul balcone a fumare e a guardare lontano, lontano, lontano. Nulla a che vedere con l’Occhio di Mordor, ovvio, eppure attraverso le (solitamente sporche) lenti dei miei occhiali da qualche sera a questa parte si intravedono cose meravigliose. Buona parte del merito lo si deve attribuire al Verduzzo delle valli friulane, naturalmente, ma credo che in parte conti anche il mio attuale stato mentale.
Tutto sommato, possiamo pure dirlo, il buon Magiustra è tornato a respirare in maniera autonoma. Il corpicino risponde sempre meglio agli stimoli e, addirittura, inizia a prendere una forma finalmente adatta a questa mente portentosa. E il bello è che le cose che vedo dal balcone della cascina sono a dir poco incredibili. Mi passano davanti agli occhietti un po’ di amici che non vedo più da tempo (e che non vedrò mai più, tra l’altro) come Bruno e Paolo. Saluto con la manina i coniglietti giganti che si rincorrono in giardino, tutti impegnati nella loro assurda e infinita partita di “Ce l’hai!”. Mormoro maledizioni e insulti ai macchinisti dei treni che mi sferragliano a destra e a sinistra, treni che con il loro rumore meccanico tendono a coprire la voce del povero Alex Chilton dei Big Star, al momento impegnato a cantare “The Ballad of El Goodo” dalle stanche casse del mio stereo. Che canzone, tra l’altro. E che disco, il vecchio “#1 Record”. E che gruppo, a volerla dire tutta. I Big Star giocavano a fare i piccoli Velvet Underground, senza averne lo stile ma condividendone quantomeno le fortune commerciali. Se state leggendo queste due righe, fate scivolare il mouse verso il primo browser internet a disposizione e mettetevi alla ricerca di uno quei dischi capaci di farvi bene e male al tempo stesso. Proprio come il più cattivo dei whiskey, la più amara delle commedie di Woody Allen, la più scema delle fidanzate e la vita tutta, già che ci siamo. Digressioni, comunque.
Si diceva, invece, delle immagini buffe e strane e improbabili che mi si piazzano davanti alla sera, quando la cascina piomba nel silenzio, il buio la mette in un sacchetto e rimane solo la Luna a sorriderle, benedicendola alla sua maniera. Incredibilmente, tra l’altro, sulla cascina sono quasi tre settimane che splende una magnifica Luna piena, completamente irrispettosa delle orbite, delle leggi universali e di tutto quanto scribacchiato nei libri di astronomia. E il bello è che la Luna piena, oltre a fare atmosfera, si premura pure di chiamare a raccolta tutti i lupi mannari dei paraggi (ma a questo contribuisce anche la voce di Chilton, senza dubbio). E come se non bastasse, con la sua pallida luce al gusto latte illumina pure un albero che non c’è, e che riesco a vedere solo io. Un vecchio albero dal fusto forte, nodoso e ricoperto di muschio. Un vecchio albero che l’altra notte sono anche riuscito a fotografare, come potete ben vedere nell’immagine appiccicata in qualche maniera in cima a queste due righe scribacchiate in tutta fretta. La fotografia l’ha sviluppata Cecco, che è figlio di figli di fotografi mica per niente. E con sua e mia grande sorpresa, quello che è venuto fuori dalla camera oscura è uno scatto non solo bellissimo e grondante malinconia, ma anche un pizzico incantato. Non capita certo spesso che un vecchio albero immaginario sia addirittura scelto come tana da un Totoro dall’aria trasognata, ne converrete. Non capita spesso, no. Ma qui in cascina, da un po’ di tempo a questa parte, stanno succedendo cose a dir poco incredibili. Un Totoro sull’albero, in confronto ad un Magiustra vispo, elettrico e vivace, è veramente poca cosa, come ben sanno quelli che lo conoscono.
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