BREVE VIAGGIO NELLA VITA E NELLA MENTE DI MICHEL ANCEL
Come anticipato, ecco il primo ospite del blog del buon Magiustra, questa sera zampillante sangue da ogni cicatrice disegnata sul suo marmoreo corpicino (qualcuno direbbe "porcellanico corpicino", ma non è che suoni poi così bene). Digressioni, comunque. Si diceva invece del primo ospite di "Poisoned Strawberry", ovvero del confusionario Conte Massara, oggi alle prese con la vita, le opere e i miracoli di Michel Ancel. Stiamo parlando di un grande game designer, insomma, e di conseguenza chiedo il silenzio in sala, che andiamo a cominciare.
Accolgo con favore l’invito magiustrico e, con il proverbiale ritardo che mi contraddistingue, vi racconto qualche aneddoto sulla vita di Michel Ancel, il brillante (e squinternato) game designer responsabile del "Lancio della Mucca" di cui sopra (o meglio, “sotto”).
Purtroppo non si hanno molte notizie in merito al Nostro, segno inequivocabile che il losco figuro in questione non deve amare troppo le luci della ribalta, pur essendone attualmente “inondato”. Recentemente, infatti, il virtuoso designer d’oltralpe è stato insignito del titolo di “Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere” dal governo francese. Lo stesso riconoscimento è andato a Shigeru Miyamoto (ovvero il papà di Mario e Zelda, da più parti considerato il più grande game designer di tutti i tempi) e a Frederick Raynal, l’inventore di “Alone in the Dark”, un gioco che ha dato il “la” ad un nuovo genere (si veda la nota 1 in calce).
La città che dà i natali a Michel è Monaco, dove però passa solo i primi anni della sua vita. Ben presto, infatti, si trasferisce in Tunisia per seguire gli impegni di lavoro del padre, soldato di professione. Fin da bambino sviluppa una passione smodata per le fiabe russe, cinesi e giapponesi, che lo influenzeranno massicciamente nel concepimento delle sue creazioni future. In età pre-adolescenziale scopre l’universo dei videogiochi e ne rimane totalmente ammaliato. Talmente ammaliato da decidere di imparare qualche astruso linguaggio di programmazione, così da cimentarsi in prima persona con un po’ di bozzetti giocosi amatoriali. A soli diciassette anni vince un concorso per aspiranti game designer, mentre qualche mese dopo viene assunto, in veste di grafico/illustratore, alle dipendenze della sotware house francese Ubisoft. Presto il giovane Michel comincia a scarabocchiare per dar vita ad un personaggio del tutto bizzarro che da un po’ di tempo si aggira, balzellon balzelloni, per i tortuosi corridoi della sua mente scheggiata: si tratta di una sorta di melanzana antropomorfa capace di lanciare le braccia a distanza e, a sorpresa, di far roteare le ciocche dei suoi capelli come se fossero le pale di un elicottero. Senza girarci attorno, insomma, dalla fantasia di Michel scappa fuori il personaggio di Rayman. I superiori di Ancel sono così entusiasti della sua creazione da dedicargli un intero gioco, gioco che verrà pubblicato dapprima su Jaguar e successivamente su Saturn e Playstation. Proprio quest’ultima versione, vista la popolarità della macchina Sony, regalerà un enorme successo di pubblico ad un compiaciuto Ancel e ad una raggiante Ubisoft. Dopo la pubblicazione del seguito, “Rayman 2”, il nostro amico decide di seguire la serie solo marginalmente, in modo da dedicare tutte le sue energie ad un nuovo progetto dall’altisonante titolo di “Beyond Good and Evil”. La protagonista di quest’ultimo gioco è Jade, una fanciulla dagli enormi occhi verdi e dai lineamenti asiatici, dotata di un caratterino tutto pepe e di una mente decisamente affilata (è quindi la mia tipa ideale, tra l’altro. Anche per via del rossetto verde. NdMagiustra). Il suo compagno di avventure, Pey’J, è invece un buffo maiale parlante appassionato di meccanica (il che attesta ancora una volta quanto al Nostro manchi qualche venerdì).
Una volta ultimato, “Beyond Good and Evil” si dimostra un ottimo gioco, ma non riscuote lo sperato successo commerciale. Forse per questo motivo, Michel Ancel decide di buttarsi a capofitto in una produzione decisamente più canonica e di sicuro riscontro “al botteghino”. L’espressione “al botteghino” è ovviamente voluta, visto che stiamo parlando di “King Kong”, ideato in collaborazione con il “regista” (molto tra virgolette, NdMagiustra) Peter Jackson, celebre da queste parti per aver massacrato la memoria di Tolkien. “King Kong”, il videogioco, a dire il vero è un “videogioco” solo per modo di dire. In realtà è un bel filmone interattivo di quelli che piacciono adesso: incassi assicurati e tutti quanti felici e contenti. O quasi. Michel Ancel infatti non è nato per questi Kolossal dal budget intergalattico. Il suo immaginario è costellato di melanzane antropomorfe, maiali parlanti e mucche volanti. E di adorabili conigli psicotici, ovvio. Quegli stessi conigli che, tra qualche giorno, vedremo protagonisti di “Rayman Ravings Rabbids” per Wii, una raccolta di minigiochi astrusi tenuti assieme da una trama tutta strampalata. Il povero Rayman, infatti, questa volta si trova prigioniero di una congrega di cattivissimi conigli assatanati. I carcerieri della nostra melanzana antropomorfa vorrebbero mangiarsela, ovviamente, e così al disgraziatissimo Rayman non resta altro da fare che trovare un modo per salvarsi la vita, giorno dopo giorno. Per riuscirci, ecco quindi che gli toccherà ballare davanti ai cattivissimi coniglietti di Ancel, intrattenerli partecipando alle più disparate discipline sportive, farli piegare in due dalle risate esibendosi in prove di abilità e amenità varie. L’ormai celebre Lancio della Mucca, insomma, sarà solo la punta dell’iceberg. Un iceberg che a guardarlo controluce, magari dalla cima della Torre Eiffel, pare proprio avere la sagoma del testolino di Ancel. Un testolino pieno zeppo di folli idee, di sogni pasticciati e di improbabili eroi.
Nota 1: Ispirato in parte all’immaginario di H.P. Lovecraft e in parte a quello di H.R. Giger, “Alone in the Dark” di Infogrames (l’azienda che ha rilevato il marchio Atari) introduce il tema della paura all’interno dei videogiochi; o meglio, il tema della “magione infestata”, anche se a ben guardare il primo esperimento in questo senso risale a quasi quindici anni prima, con “Sweet Home” per NES. “Alone in the Dark” è comunque considerato l’antesignano del survival horror, genere che ha raggiunto la sua apoteosi con il ben più celebre “Resident Evil” di Shinji Mikami (e con "Luigi’s Mansion" per GameCube, ma questo lo possono capire in pochi. NdMagiustra).
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