domenica, settembre 03, 2006

I SETTE PECCATI CAPITALI


Superbia, Avarizia, Lussuria, Ira, Gola, Invidia e Accidia: niente male come elenco di nefandezze. Fino a qualche tempo fa sarei stato pronto a scommettere su di un parziale di “zero su sette”, per quanto riguarda il sottoscritto. Il che implicava ovviamente un “uno su sette”, perché la Superbia ti colpisce a tradimento. E visto che un “uno su sette” vale l’altro, ho deciso di sostituire la Superbia con la Gola, che mi pare una scelta più intelligente.

Accidia
Jacopone da Todi ne descriveva così gli effetti:

“L'Accidia una freddura, / ce reca senza mesura, / posta 'n estrema paura, / co la mente alienata”

(in Laudi Trattato e Detti, a cura di Franca Ageno, Firenze, Le Monnier, 1953).

Dante, che nel Convivio sembra considerarla un "vizio per difetto dell'ira", nel VII canto della Commedia pone gli accidiosi nella palude Stigia, insieme con gli iracondi, mentre nel Purgatorio li colloca nel IV girone (Canto XVII). Nel lessico contemporaneo il termine accidia / accidioso è usato come sinonimo di noia e vita depressa. Inoltre indica lo scoraggiamento, l'abbattimento e la stanchezza. Come tale rinvia, più che a questioni etiche, a questioni psicologiche ed è correntemente considerato, piuttosto che un peccato, un sintomo di depressione.
Banalizzato, “accidioso” indica anche semplicemente una personalità particolarmente incline all'ozio, che è considerato un peccato capitale anche dalla moderna società desacralizzata (in quanto il soggetto che ne è colpito produce e consuma meno di quanto "dovrebbe"). Come tale, l’accidioso si configura come un individuo socialmente pericoloso, in quanto attore ed esempio di disordine.
Ogni riferimento a persone, anime e scarabocchi di vita di mia conoscenza è assolutamente voluto. Non per cattiveria, ma per troppo amore.